RAP IS HERE TO STAY
>bmmZONE vi conduce in un mondo che a molti appare in un modo, ma che in realtà è tutt’altro: il Rap! E lo fa con una doppia intervista esclusiva a Murubutu e Moder che collocano il genere tra underground e mainstream. Testi e immagini > Roberto Morellini
Era un giovedì pomeriggio. Primavera inoltrata. Un amico mi dice: sai che domani a Ravenna c’è Alessio Mariani AKA Murubutu? Un rapper di origini emiliane, mio coetaneo, che gira nelle scene rap underground ormai da anni. Mi informo e scopro che Lanfranco Vicari AKA Moder ha organizzato un festival rap underground. Sono tantissimi a partecipare. Devo assolutamente incontrarli, fargli quelle domande sul rap, da appassionato quale sono, che mi girano da sempre nella testa. Come un giornalista d’assalto alle prime armi (io giornalista non lo sono proprio), mi presento con registratore e macchina fotografica.
Moder mi accoglie chiedendomi di pazientare perché stanno terminando il sound check.
Mi preparo. Quando finalmente arrivano, cerco di spiegare nel dettaglio cosa intendo fare, ma da ‘veri’ rapper, entrambi mi dicono “Improvvisiamo, dai, è la cosa più bella”. Questo è quel che ne consegue.
Il rap Italiano è in ritardo rispetto all’originale statunitense? Gli corriamo un po’ dietro?
MODER: No, secondo me ci siamo evoluti moltissimo dagli anni 2000. In ritardo è tutto quello che gli va dietro, non siamo stati capaci di prenderci il giusto spazio nei media, ad esempio. Quindi quello che passa è indietro, ma solo perché quello che passa è vecchio. Quello che esiste, in realtà, è molto di più.
MURUBUTU: Il rap italiano è una musica fortemente derivativa, va da sé che arrivi in ritardo rispetto all’originale. C’è però una fecondità di base rappresentata da una scelta oggi molto eterogenea. Si vive un panorama così vasto, soprattutto nel sottosuolo, che parlare di avanti o indietro è sminuente.
In Italia il rap è visto e sentito come musica per ragazzini, fatta da ragazzini. Come la vedete voi?
MODER: C’è una visione parziale da chi è fuori ‘la cosa’. Io ho 33 anni, ho iniziato da ragazzino, ma ora – in età adulta – continuo ad evolvermi e anche chi mi ascolta oggi è cresciuto. Generalizzare sul fatto che il rap è una musica per ragazzini è riduttivo. Anche il rock all’inizio era additata come musica per giovani, proprio come accade oggi al rap. Esiste indubbiamente una fetta di giovani che ascolta rap. Ascoltano rap di vario tipo, ascoltano me come Murubutu, che fa rap di altro tipo. Io la vedo semplicemente come punto d’incontro con le nuove generazioni.
MURUBUTU: Che sia diffuso presso gli adolescenti è un dato statistico ed è chiaro che quindi c’è una proposta conseguente. Soprattutto il mainstream va incontro a quella che è la richiesta del mercato. Ma dal momento che i pionieri italiani del genere oggi hanno 30/40 anni, va da sé che il rap è anche cosa per adulti. Non sono ragazzini e non scendono a compromessi con le richieste di mercato. In questo senso Frankie Hi NRG sta aprendo la strada un po’ a tutti noi.
Il rapporto tra il rap e la donna?
MODER: Il rap è aperto a tutti. Esiste anche il rap sessista, misogino. È una realtà arrivata dall’America… c’è sempre un modo di guardare al rap non come fenomeno musicale, ma culturale. Mi è capitato di recente di portare il rap a teatro, invece di recitare, il mio ruolo era rappare. C’erano delle sessantenni che mi facevano i complimenti. Quindi il rap può andare ovunque. Il limite è spesso dall’altra parte. Proposte misogine esistono, a me non interessano, ma la stessa TV è forse meglio?
MURUBUTU: Stesso discorso. Il rock&roll di cosa parlava? Il funk di cosa parlava? Il rap statunitense è stato fortemente sessista e misogino, derivando noi da questo, lo è diventato per forza anche quello italiano. Però esistono donne nel rap, ed esistono modi diversi in cui la figura femminile è rappresentata.
Dove va il rap?
MURUBUTU: in tantissime direzioni diverse. Questo è il suo bello. È un genere così comunicativo e così articolato che può permettersi di contaminarsi tantissimo e, soprattutto, di prendere tante direzioni: ora verso la poesia, ora verso l’elettronica, ora in connubio con altri mille generi diversi. Pensiamo al progetto di Guru con fusione di Rap e Jazz. È uno dei pochi generi che riesce a stare a cavallo tra underground e mainstream. Ma oggi in particolare, va verso le classifiche.
MURUBUTU
Alessio Mariani, aka Murubutu o anche M-teoria e Roc Mariani (Reggio nell’Emilia, 27 luglio 1975) – è un rapper e insegnante italiano. È fondatore e voce del collettivo reggiano La Kattiveria. La sua musica, definita “rap di ispirazione letteraria” o “letteraturap”, contraddistingue Murubutu (solista) da tutti gli altri rapper italiani, rendendolo unico nel suo genere poiché particolarmente abile nel miscelare rap, letteratura, storia e saggistica. Questa peculiarità colloca l’artista tra i migliori storyteller che la scena musicale rap italiana conosca.
MODER
Moder – alias di Lanfranco Vicari – nasce a Ravenna nel 1983. Dai primi anni novanta segue il rap italiano e da inizio 2000 si cimenta con l’arte del mcing. Nello stesso periodo fonda il gruppo rap Alleanze Scisse (A.S. Click) insieme a Penombra e Dj Mastafuck. Nel 2003 Alleanze Scisse e i concittadini Delitto Perfetto decidono di fondersi per creare Il lato oscuro della costa, formato da Moder, Penombra, Polly, Tesuan, Dj Nada e Dj Mastafuck. Nel 2010 inizia a lavorare a un nuovo progetto solista che pubblica ad aprile 2011. ‘Niente da dirti’ mixtape lo porta a calcare molti palchi italiani e apre la strada all’EP Sottovalutato (2013), primo atto di un progetto che prevede l’uscita di almeno altri quattro ep con l’intento di dare visibilità a tanti validi artisti underground.